venerdì 12 giugno 2009

La folle corsa.

Stavo guardando il discorso del grande Dittatore di Charlie Chaplin, quando, al sentire le parole di amore e umanità tra gli uomini, mi è ritornato in mente un pensiero, di qualche tempo fa, sulla vacua struttura del mondo.
Siamo tante piccole formichine (mi scuso per aver preso quest'espressione da non so chi, ma mi sembra appropriata) che ci affanniamo nel mondo per raggiungere obiettivi finti, come l'essere migliore degli altri. E' palesemente un illusione, una cosa fittizia, che viene ricercata costantemente in qualunque cosa. Banche, aziende, nazioni, cercano di arricchirsi, ingrandirsi, fregiarsi di gloria, ma come, per cosa? A scapito degli altri, per essere un gradino più in alto.
Il tempo è denaro. Ma non è solo denaro: è successo, è conquiste, è tutto. Il tempo è il meccanismo malato che l'uomo si è costruito per autodistruggersi. Qualunque cosa deve essere fatta prima degli altri, altrimenti sarà vana. Se scopri qualcosa, ma è già stato scoperto da qualcun'altro, non conta nulla. Se crei qualcosa, dopo che l'ha già creata qualcun'altro, non conta nulla. Ma perchè, allora, oggi che ne abbiamo i mezzi, non si può lavorare tutti insieme al miglioramento dell'uomo, nel mondo? Al progresso tecnologico, al benessere diffuso, alla tranquillità e felicità dell'uomo? Perchè, gli uomini non si uniscono per fare qualcosa "insieme"?
C'è chi cerca potere. C'è chi cerca notorietà. C'è chi vuole semplicemente poter sfoggiare tutto il proprio corredo di etichette in faccia a chi non le ha. E queste persone modificano il meccanismo della società, piegandolo ai propri interessi, che non sono altro determinati dalla presenza degli altri. Perchè è certo che nessuno ha bisogno di un cellulare tempestato di diamanti, nessuno ha bisogno di una Bugatti, ma questi oggetti vogliono esser posseduti per differenziazione dal resto. E' un bisogno di autoaffermazione, che viene preso e strappato agli altri, per puro sadismo.
Ma se, ma se, ma se. Se nessuno cercasse questo, se nessuno volesse essere migliore del prossimo, e tutti cercassero di migliorarsi insieme invece? Se ad esempio, anzichè esserci tante aziende che lottano per guadagnare fette di mercato, ce ne fosse una sola che produce tutti i prodotti in commercio? Non un'unica tipologia di oggetto, ma tante tipologie diversissime tra loro, tutte in seno sotto lo stesso tetto, la stessa idea. Se ci fosse un'unica nazione, che anzichè scremare in base al reddito tra i vari popoli ne esaltasse i meriti? Un venezuelano e un italiano hanno le stesse capacità, ma non possono fare le stesse cose. Come un italiano e un tedesco. Ciò che voglio dire sarebbe eliminare la reciproca concorrenza tra gli uomini, senza farli scadere nella standardizzazione e canonicità. Ognuno fa la propria parte, nelle sue possibilità e non in quelle determinate dall'ambiente, senza lo scopo di fare meglio di un'ipotetico avversario, ma cercando il meglio che esso può dare. I mezzi ci sono per poter attuare una simile utopia, ma è la natura dell'uomo che vi si oppone fermamente, lasciandola appunto un'utopia. Si tratterebbe infatti non più di cercare cosa posso togliere al mio prossimo, ma in che cosa io posso dargli. Non più "che cosa posso fare per essere più in alto di te", ma "che cosa posso fare per farti andare più in alto che puoi".

Non sarebbe meraviglioso?

C'è chi lo ha chiamato comunismo; io personalmente, non vorrei chiamarlo con quel nome, che oramai è stato certamente degradato del suo significato, e a pochi è stato realmente chiaro. Inoltre, conserva l'accezione negativa di "comune", nel senso di ovvio, scontato, cosa che non rientrerebbe in nessun campo del mio pensiero. Deve essere dato il massimo spazio all'eterogeneità, perchè è quella che colora tutto alla fine. Non vorrei dare un nome al mio pensiero: sarebbe come limitarlo, ingabbiarlo in una definizione. Il mio pensiero è un ragionamento, nient'altro. E un ragionamento non si presta ad interpretazioni, e quindi a snaturamenti. Spero che ci sia qualcun'altro che lo condivida, da qualche parte, e che mentre fa la folle corsa, abbia pensato qualcosa di simile.