lunedì 22 marzo 2010

Telai

Dicono che la vita è un filo.
Forse è vero, forse no, forse ci è solo appesa, ma non conta niente.
I fili si aggrovigliano. La vita pure. Questo, sì, questo torna. Questo purtroppo torna. Non si vorrebbero i nodi, si vorrebbe un filo dritto e liscio dall'inizio alla fine, perfetto esempio di geometria, linea retta dello scorrere tra le dita del tempo. Ma ci sono. I nodi. E nessuno li può togliere del tutto.
Forse la vita è un'insieme di fili: uno spago per ogni cosa, ognuno accasciato su un telaio a volte troppo grande per noi che sappiamo a malapena fare l'uncinetto se ci va bene. Uno spago per il tempo che abbiamo, uno spago per ogni singola passione, uno spago per i nostri desideri, uno spago per..., e a volte capita che si intrecciano, si mischiano, anche se li conosciamo a memoria, li numeriamo, li teniamo stretti sotto il nostro occhio essi sfuggono, corrono. Si perdono.
A volte fanno dei nodi tra loro. Si accumulano. Se nascono più velocemente di quanto impieghiamo a scioglierli, beh, è lì il vero problema. Il nodo dei nodi, che non può essere districato direttamente, ma solo districando quelli minori. E ti accorgi, vedi sotto i tuoi occhi crescerli tutti questi aggrovigliamenti, li vedi aumentare a dismisura, diventare più forti, fino a che il telaio è da buttare. Ma vorresti farlo con un sorriso, e non ce la fai però. Ecco qua: un nodo alla gola. Un'altro. E' un rincorrere inutile la pace, un tremendo vortice in cui senti che finisce ogni tuo singolo filo. Ogni.
Non c'è speranza da quel punto di vista, forse l'unica certezza nel mondo. E allora ignoriamo, ignoriamo, è l'unica soluzione, fino a che poi non viene l'inverno e si ha freddo, senza i vestiti costruiti dal telaio. Io non ne ho ancora finito uno. Ne ho ammezzati tanti, di vestiti, e posso farci solo una coperta per l'inverno, ma non posso uscire di casa. Una bellissima coperta, certo, ma nemmeno un vestito. Ne basterebbe uno. Mi basterebbe che non venisse chi, cosa, qualcuno a tagliarmi le maniche quando lo sto per finire, a distruggere le cerniere quando sto per concludere. Vorrei, vorrei, vorrei. Vorrei che io potessi fare quel che voglio, senza pensare che c'è chi sta molto peggio, chi non ha una coperta, chi non ha nulla, che in fondo non ho così freddo. Non è vero. Io ho freddo. Molto freddo. E non mi accontento. Nessuno, dovrebbe farlo.

domenica 14 marzo 2010

Distanze

Due respiri, vicini,
si ascoltano.

Due animi, vicini,
si sentono.

Due persone, lontane,
si parlano.

Ma due, due cuori vibrano, ovattati e forti, timidi e puri, impauriti da sè stessi e dalla loro voglia di vivere che poi si allontanano senza fuggire, guardandosi, da lontano, lontano... Che fare?